domenica, gennaio 01, 2006

Le mani sul petrolio di E. Altvater


La rielezione di George W. Bush, il 2 novembre scorso, è stata probabilmente un duro colpo per il papa: gli è nato un concorrente che come lui ha ricevuto il suo mandato da Dio. Per di più il papa transatlantico, a differenza di quello romano, non ha solo le guardie svizzere, ma tanto di divisioni, ed è pronto a scatenarle con tutta la loro potenza di fuoco in una guerra apocalittica contro il Male nel mondo. E non basta: oltre a credere nei miracoli come il suo collega del soglio romano, questo papa texano addirittura li produce. Sembra che il 2 novembre, in alcune circoscrizioni elettorali la partecipazione al voto abbia raggiunto il 139%. Corriger la démocratie! Comunque sia, non possono sussistere dubbi: più di 50 milioni di americani hanno eletto alla Casa Bianca un bugiardo, e quel che è peggio, un criminale di guerra. Come è caduta in basso, in così breve tempo, la grande Storia di un grande popolo!

Mentre il papa di Roma benedice il mondo (urbi et orbi), quello insediato alla Casa Bianca scaglia minacce ai quattro venti, contro chiunque su questo pianeta non sia disposto ad accettare il suo regime fondamentalista. Quando vengono dai potenti, le minacce fanno paura. Ed è la paura che evidentemente ha spinto molti americani a preoccuparsi soprattutto della sicurezza. Paura di che? Del `terrorismo', che l'11 settembre 2001 ha colpito negli Usa un obiettivo ad alta carica simbolica. E da chi deve venire la sicurezza? Dal più forte e potente, che detiene la supremazia aerea dovunque nel mondo (anche sul Vaticano), e può addirittura attaccare obiettivi nemici nello spazio. Solo che, come sappiamo, la paura scatena reazioni irrazionali, anche al momento di usare la punzonatrice o il computer nel seggio elettorale.
Il finanziere George Soros, noto per la sua grande lucidità, aveva detto nel 2002 che l'esito delle elezioni brasiliane era di fatto irrilevante, poiché al tempo della globalizzazione i soli a scegliere veramente sono gli americani. Allo stesso modo, quando si vota negli Usa non si elegge soltanto il presidente degli Stati Uniti, bensì il capo del pianeta. Perciò oggi la Terra è ostaggio di un elettorato irrazionale come quello americano, e di un presidente fondamentalista, che in fatto di irrazionalità non è certo da meno.
Ma questa è solo la metà del problema. L'altra metà sta nel decadimento morale del ceto politico e di una maggioranza dell'elettorato Usa. All'indomani delle elezioni, la popolazione di Falluja ha sperimentato sulla propria pelle di che cosa è capace il presidente dell'`unica superpotenza mondiale', sentendosi legittimato da Dio e dagli elettori, e dove conduce un irrazionalismo dotato di razionalissimi mezzi militari: alla conquista mediante distruzione dell'obiettivo da conquistare. Se Bush avesse il senso dell'ironia potrebbe dire, come il capitano Achab del Moby Dick di Herman Melville, di aver agito con perfetta razionalità per uno scopo folle. Un testo dell'Ottocento come quello del Manifest Destiny, espressione di fede «nella Terra e nel popolo di Dio» (God's own people and country), ripreso di sana pianta nel XXI secolo, è diventato il programma del potente movimento evangelico, che ha consegnato per la seconda volta la Casa Bianca a George W. Bush.
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